Noi siamo la storia che abbiamo vissuto, con gli occhi rivolti al futuro, al riscatto, al progresso sociale. Un progresso attento alle tradizioni, alle evoluzioni, al futuro e alla piena realizzazione delle persone.
La nostra storia per immagini parte da una fotografia di Roberto Collesano su Palermo di una volta:
“Danisinni…un mondo a parte? Anche questa una borgata per tanto tempo dimenticata e in odore di riscatto (speriamo presto).
La depressione di Danisinni, un’area scoperta di circa 12 ettari, orograficamente molto irregolare e la cui sezione trasversale ancora oggi conserva il classico profilo ad alveo che testimonia la presenza di un bacino naturale. Si sviluppa lungo la direzione Nord-Sud ed è compresa tra Via Cappuccini, Piazza Cappuccini, Via Cipressi e Via Danisinni stessa.
Il Danisinni faceva parte di quell’area denominata il Seralcadio, che conteneva, grazie alla sua particolare orografia, le acque della sorgente di Danisinni, quelle del Papireto e la sorgiva sotto il quartiere militare di S. Giacomo, un ampio bacino naturale di raccolta detto “Piano del Papireto”.
Per la scarsità di fondi in periodo aragonese, il sistema di smaltimento realizzato dagli Arabi e poi perfezionato dai Normanni smise di funzionare e per circa un secolo e mezzo, durante le calde stagioni estive, le acque del Piano del Papireto, al riparo dalle correnti d’aria, ristagnando insieme ai materiali in dissoluzione, generavano la malaria, causando inevitabili febbri epidemiche. Siffatte condizioni ambientali resero il Seralcadio inospitale per lungo tempo.
Le cronache ci dicono che l’edificazione della zona cominciò intorno al 1600, dopo l’opera di riempimento operata dal pretore Andrea Salazar, e si protrasse lentamente senza sosta fino alla metà del XIX secolo (Di Giovanni, 1873).
Già da allora il Seralcadio, a opera del marchese di San Pasquale, poteva vantare l’impianto della villa al Papireto, un giardino che sarebbe stato distrutto durante la guerra del 1848, la presenza di architetture di rilievo (il Cimitero dei Cappuccini, il Reale Albergo dei Poveri e l’Ospedale psichiatrico progettato nel 1899 dall’architetto Francesco Palazzotto).”
FONTE: Palermo di una volta
Testo di Roberto Collesano